Il reggiano Paolo sposerà il suo compagno Roberto in Usa: «Vorremo vedere tutelati i nostri diritti anche in Italia»
REGGIO EMILIA. Voleranno a New York, a Central Park, lontano dall’Italia. Ed è solo lì che potranno finalmente coronare il loro sogno e sposarsi, tra il calore di amici che hanno a cuore la loro felicità e la loro unione, spesso vissuta invece nel nostro Paese ancora come se fosse un tabù. Ma il reggiano Paolo e il suo compagno Roberto, non rinunciano a voler far sentire la loro voce sui matrimoni celebrati tra persone dello stesso sesso. Matrimoni come quello che Roberto e Paolo, appunto, festeggeranno il 18 settembre prossimo nel cuore della Grande Mela, in quell’incantevole scenario di Central Park.
I loro cognomi poco importano, «non vogliamo essere esibizionisti ma portare avanti la richiesta dei diritti di molti», dicono, e per lo stesso motivo scelgono di non concedere una foto: quello che conta è la loro battaglia. «Una mera segnalazione nel registro delle Unioni Civili non serve, non è nulla più di un palliativo perché non garantisce alcuna tutela civica – spiegano subito entrando nel vivo del problema - alla fine non sarebbe molto più di un elenco e non è certo questa la soluzione per le coppie omosessuali».
Il vostro sogno qual è?«Veder tutelati i nostri diritti civili quali il riconoscimento dell’unione, il diritto al patrimonio e il diritto all’assistenza. No, non vogliamo andare in piazza con le bandiere, né crediamo in altre forme di esibizionismo come il Gay pride: sogniamo che anche l’Italia finalmente maturi una moderna forma di pensiero sul tema. In fondo non si tratta di stravolgere né inventare niente: le coppie omosessuali sono già una realtà».
Così come i minori che vivono con coppie omosessuali, del resto.«Sì, ma in riferimento all’adozione siamo contrari e non di certo per un problema nostro che, anzi, siamo sicuri saremmo ottimi genitori. Purtroppo è la società a non essere ancora matura per accettarlo, cosicché i bambini si troverebbero in forti difficoltà e non è giusto».
Sì ai matrimoni però.«Stiamo insieme da 16 anni e abbiamo capito di essere fatti l’uno per l’altro dopo pochi mesi. Ci saremmo sposati anche prima se avessimo potuto, e invece lo facciamo soltanto ora a New York dove, al contrario dei Paesi Europei in cui sono riconosciute le unioni civili, non è richiesta la residenza dei futuri coniugi. Che peccato però, siamo italiani, orgogliosi di esserlo e non possiamo celebrare le nostre nozze qui».
Gli amici però vi seguiranno.«Sì, con noi ci saranno i testimoni e gli amici più stretti, mentre per tutti gli altri abbiamo organizzato una bella festa per proprio prima di partire».
Vi siete mai sentiti discriminati?«È capitato una volta soltanto da un dentista che ha perso due clienti in un sol colpo, per il resto ci hanno sempre rispettato. Credo che in parte sia merito anche del nostro comportamento basato sulla discrezione, sul rispetto e sulla serietà che ha portato tante persone a ricredersi sui rapporti omosessuali. Dipende tutto dalla maturità delle persone».
Al lavoro come l’hanno presa?«Paolo lavora in Confesercenti da 33 anni e gli hanno concesso la licenza matrimoniale con grande intelligenza e comprensione, per fortuna intorno a noi ci sono persone mature».
La posizione della Chiesa in materia invece è chiara.«Preferiamo parlare solo di diritti civili per non aprire capitoli più ampi, uno di noi ha persino un annullamento della Sacra Rota alle spalle proprio a causa dell’omosessualità... Se qualcuno non vuole definirci famiglie per noi va bene lo stesso, quello che ci preme sono i riconoscimenti giuridici, da quello patrimoniale in poi. Pensate solo a quello che è successo al compagno di Lucio Dalla… è giusto? Intanto ci sposiamo e comunque chiederemo al Comune di Parma la trascrizione dell’atto ma non ci basta di certo».
Intanto dal vostro blog - robertoepaolo.blogspot.it – continuate la vostra battaglia.«Lo abbiamo aperto un mese fa per condividere il nostro matrimonio con gli amici che restano in Italia e per far conoscere la nostra storia. Speriamo davvero che presto si arrivi al vero riconoscimento delle coppie omosessuali».
Francesca Manini
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