mi chiamo Paolo, convivo da 16 anni con il mio compagno Roberto, durante i quali abbiamo costruito le solidi basi affettive della nostra unione. Il 18 Settembre 2014 ci uniremo civilmente a New York per coronare e suggellare le nostre promesse. Abbiamo scelto la città della grande mela perché non è richiesta la residenza dei futuri coniugi, come invece accade nei Paesi europei nei quali sono riconosciute le unioni civili. Questo è un atto che rappresenta certamente un passaggio importante nella vita di due persone anche dello stesso sesso, ma che in Italia, al momento, non statuisce alcun vincolo reciproco e non garantisce alcun preciso beneficio, né riconosce alla coppia in quanto tale, alcun diritto o opportunità specifica. A nulla serve la segnalazione nel Registro delle Unioni Civili che alcuni Comuni hanno istituito. Se da una parte le basi affettive sono la garanzia del nostro rapporto, dall’altra manca la tutela civica. Noi chiediamo elementari diritti civili quali il riconoscimento dell’unione, il diritto al patrimonio e il diritto all’assistenza. Noi ci vogliamo bene e desideriamo proseguire il nostro percorso di coppia in una società che ci riconosca come elemento della società stessa. In questi anni abbiamo costruito il nostro patrimonio “familiare” e pretendiamo che rimanga nella disponibilità dell’eventuale coniuge superstite o comunque poterne disporre anche diversamente dalla “legittima” ai parenti (spesso serpenti). E semmai uno di noi avesse bisogno di assistenza in strutture sanitarie, chiediamo di poterlo fare senza alcuna limitazione o restrizione. Chiediamo molto? Se non volete identificarci come “famiglia”, questo non è un problema nostro. Mentre il riconoscimento dei diritti è un impegno morale, etico e civile che le istituzioni devono garantire a tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione o pregiudizio. Il dizionario delle lingua italiana, alla parola “democrazia” recita: “Concezione politica fondata sui principi della sovranità popolare, dell'uguaglianza giuridica dei cittadini, …”. Non è quindi alla maggioranza che si deve fare riferimento, ma all’uguaglianza di tutti i cittadini ai quali spettano gli stessi diritti senza alcuna distinzione o discriminazione. Quindi esprimere un parere, con un semplice “SI” o “NO” in un sondaggio estivo oltre che essere estremamente riduttivo, è certamente una forma di giudizio. Grazie.
Roberto & Paolo
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